Massimo Bernardini è un pittore figurativo che tratta i materiali della
sua arte con un atteggiamento da astrattista. Chiede cioè ai colori,
anzi alla materia di cui sono fatti i colori e i supporti del quadro, di
rivelare la loro nuda verità, di indicare cosa essi siano prima di
diventare forme, linee, scorci paesaggistici e tratti umani. Ha messo a
punto, tra le altre, la tecnica da lui battezzata del graffesco, cioè di
una fusione di affresco e graffito, per ricondurre la pittura
all'essenzialità degli elementi dei filosofi presocratici.
Il suo uso del colore non prescinde mai dalla terra di cui il colore è fatto. Il
suo intervento non si limita a stendere il colore sul supporto, ma
agisce sul supporto stesso - che è spesso di legno o di metallo -
scavandolo, incidendolo, forandolo col trapano. Dal legno sa far
emergere il fuoco, dall'alluminio, l'acqua.
La sua pittura talvolta non si ferma all'interno di una cornice ma invade
pareti e muri fino ad avvolgere uno spazio - che spesso egli stesso ha progettato
- con murali, affreschi e mosaici che ne moltiplicano gli echi.